Chavin de Huntar è uno dei siti archeologici più antichi e misteriosi del Perù. Si trova nella parte centro-settentrionale del paese a circa 100 Km da Huaraz.
Chavin de Huantar è stato il centro cerimoniale e curativo più grande della cultura Chavin. Questa civiltà è ancora avvolta nel mistero, ma è certo che le piante allucinogene come il San Pedro furono protagonisti dei suoi rituali.

Chavin de Huantar è stato il centro cerimoniale e curativo più grande della cultura Chavin
I misteri relativi alla costruzione
Chavin de Huantar è stato costruito a 3.180 metri sul livello del mare, nella valle tra i fiumi Wacheqsa e Mosna.
Probabilmente venne eretto tra il 2.000 ed il 1.500 a.C. ma la datazione è incerta perché non sono mai stati ritrovati resti umani (solo ossa di lama e resti di piante allucinogene).
Le grosse pietre con cui fu costruito Chavin de Huantar sono per lo più in granito.

Le grosse pietre con cui fu costruito Chavin de Huantar sono per lo più in granito
La cava di granito più vicina si trova a 45 Km. Rimane quindi un mistero come sia stato possibile trasportarle fino al sito e lavorarle in maniera così precisa.
Dubbi simili avvolgono la storia di civiltà successive come Tiahuanaco e gli Inca, che probabilmente appresero l’arte di costruire e lavorare la pietra proprio da Chavin.
La trasformazione dell’uomo in giaguaro
Come si può tuttora vedere in reperti fondamentali della cultura Chavin come la Stele Raimondi, il Lanzon e le Cabezas Clavas, il dio della cultura Chavin era un essere con tratti antropomorfi e zoomorfi: zampe e artigli di condor, anaconde a formare i capelli, volto da giaguaro ecc.
Gli Chavin veneravano il condor, l’anaconda, il caimano ed il giaguaro per la loro forza. A ciascuno di essi era associato un determinato potere.

Chavin condivideva con altri popoli tropicali e dell’Amazzonia il mito dell’uomo che si trasforma in giaguaro
Chavin condivideva con altri popoli tropicali e dell’Amazzonia il mito dell’uomo che si trasforma in giaguaro per acquisire i poteri del felino. Simbolicamente, questo processo di trasformazione era ciò che avveniva durante le cerimonie sciamaniche, attraverso l’ingestione di piante allucinogene come il catcus San Pedro.
Per questo motivo, a Chavin gli esseri divini vengono sempre rappresentati con le pupille allargate, proprie di chi è sotto l’effetto di sostanze allucinogene.
Il cactus San Pedro
Molti bassorilievi e sculture del sito di Chavin de Huantar includono rappresentazioni del cactus San Pedro.
Oggi come in epoca precolombiana, molte culture delle Ande e dell’Amazzonia praticano rituali che includono l’utilizzo di piante native come le foglie di coca, il tabacco, il San Pedro e l’Ayahuasca.
Queste piante sono sempre state usate per raggiungere livelli diversi di coscienza, conoscere sé stessi e connettersi con il divino, oltre che come piante medicinali.
Il San Pedro, molto usato presso la civiltà di Chavin, aveva questo scopo. Il cactus, che in quechua è chiamato Wachuma e che cresce tra i 2.000 e i 3.000 metri di altitudine, contiene mescalina.

Il cactus San Pedro, come altre piante medicinali, è stato molto usato dalla cultura Chavin
Photo credits Forest Starr & Kim Starr
Il nome castigliano gli fu dato dagli indigeni in seguito all’arrivo degli spagnoli, nel tentativo (miseramente fallito) di far comprendere ai sacerdoti cristiani la loro cultura e l’importanza di questa pianta sacra.
Come l’apostolo San Pietro custodisce le chiavi per accedere al paradiso cristiano, così il San Pedro custodisce l’ingresso al mondo divino andino. I sacerdoti cristiani condannarono il San Pedro e tutta la cultura che lo vedeva protagonista come opera del demonio.
A Chavin de Huantar, le cerimonie che prevedevano l’ingestione di San Pedro avevano luogo nelle 45 gallerie sotterranee del templio.
La fine di Chavin
Si pensa che la fine di Chavin de Huantar e quella dell’intera civiltà avvenne intorno al 500 a.C. La causa fu probabilmente un cataclisma che distrusse gran parte degli edifici. Il luogo e i suoi sacerdoti persero il prestigio di un tempo.
Tuttavia, nonostante siano passati millenni, la cultura del San Pedro è ancora forte sulle Ande.
Nessun cataclisma e nessun sacerdote venuto da lontano è riuscito nell’intento di distruggerla. Questa pianta è considerata sacra dalle popolazioni indigene ed i benefici del suo consumo, se guidato ed inserito in un contesto di crescita spirituale, sono indubbi.
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