In breve…
La Grammatica della Sobrietà: piccole rivelazioni sui piaceri dell’essenziale è un breve saggio sulla capanna come concetto archetipo, come rifugio per chi vuole preservare la propria umanità e come sfida per l’uomo moderno che decide di fuggire la città e l’iper-consumismo per immergersi nella natura selvaggia.
David Lefèvre lascia università e lavoro per viaggiare. La sua inclinazione al nomadismo lo porta un po’ ovunque nel mondo e spesso, tra un vagabondaggio e l’altro, trova rifugio in capanne più o meno di fortuna.
Decide alla fine di stabilirsi in una capanna sulle rive di un lago dell’isola di Chiloé, in Cile, dove vive tuttora.
La Grammatica della Sobrietà è dunque un inno alla vita fondata sull’essenziale e sul rifiuto dei beni materiali, un inno al rapporto mistico tra uomo e natura incarnato dalla capanna, del cui ruolo nella storia dell’uomo l’autore mette insieme informazioni e riflessioni interessanti: si va dalle capanne in legno e pelle di foca degli Acaluf della Patagonia a quelle dei clochard francesi ai margini delle grandi città, dalle capanne in pietra dei Micenei dedicate alle offerte votive alla capanna sudatoria dei Nativi americani, dai rifugi temporanei degli anacoreti, dei mistici sufi e dei monaci Yamabushi alle baracche dei movimenti di opposizione contemporanei che si accampano nei luoghi di protesta.
La capanna dell’infanzia, ovvero l’angolo nascosto a cui i grandi non possono accedere, diventa per l’essere umano adulto una scelta di autosufficienza e libertà da ogni possedimento, un esilio volontario per esperire la solitudine e il rigeneramento, per agevolare la riflessione e gli esercizi creativi nonché una scelta di vita totalmente ecologica in un mondo all’insegna della distruzione ambientale:
Concepita per integrarsi con lo spazio circostante, si fonde con la materia che le ha dato vita. “Solubile” nel paesaggio, non ferisce gli occhi, ma riveste la vita e si appropria dello spazio con rispetto: è una finestra aperta sul mondo che l’ha vista nascere.
Se va in rovina, la terra la inghiotte e la digerisce. Se viene colonizzata dalla vegetazione, non lascia rifiuti ai piedi degli alberi. Se è costruita in mezzo al bosco, una volta crollata, sfibrata dagli anni, conserverà la bellezza sfiorita di un’opera mirabile. Se in riva al lago, evocherò le carcasse arenate delle barche sventrate, capolavori dei cimiteri marini.
[…] L’esterno nutre l’interno e finisce per confondersi con questo. Aperta sulla natura, invita a indirizzare la nostra vita all’esterno, verso la sua zona di espansione, a farle prendere il fresco, ad aprire l’anima, a far cadere le quattro mura che la privano di introspettiva.
David Lefèvre, La Grammatica della Sobrietà (pg. 29-30, ed. Ediciclo Editore)
Cosa ci è piaciuto di più
Il motivo per cui consideriamo La Grammatica della Sobrietà di D. Lefèvre una delle letture più importanti ai fini del nostro viaggio è sicuramente la condivisione del punto di vista dell’autore sul malessere dell’uomo moderno e l’importanza di vivere solo con lo stretto indispensabile. Per chi come noi decide di fare un salto nel vuoto, di lasciare le quattro pareti di una casa in città, il lavoro full time, la quotidianità ripetitiva, alienante e sedentaria e gran parte delle cose che possiede per infilare in uno zaino il minimo indispensabile, leggere questo libro non è una fortuna da poco.
Bisogna aver sperimentato la leggerezza data dallo spogliarsi di tutto per poterla paragonare alla pesantezza della sovrabbondanza materiale.
David Lefèvre, La Grammatica della Sobrietà (pg. 52, ed. Ediciclo Editore)
Per quanto non ci stiamo dirigendo verso una scelta così “estrema” come quella fatta da Lefèvre – o quantomeno non in questa fase della nostra vita – condividiamo a pieno il pensiero dell’autore circa la necessità di recuperare la connessione con la natura e di ritenere possibile uno stile di vita più “sobrio” e meno alienante:
Nella sua rivendicazione del diritto al tempo libero, il posticipo di una vita vissuta nell’urgenza, scandita dagli obblighi e dai compromessi, nasconde un malessere della civiltà.
Attaccati ai mondi urbani per motivi sociali, stanchi di alimentare le piattaforme girevoli di un iperconsumo elevato a modello virtuoso, tanti cittadini sono in cerca di un diversivo alla quotidianità, imprigionata in un perimetro ristretto.
David Lefèvre, La Grammatica della Sobrietà (pg. 79, ed. Ediciclo Editore)
Cosa ci è piaciuto di meno
Solo una cosa: non ci sono le coordinate geografiche del posto in cui Lefèvre vive.
Se mai leggerai questa recensione, sappi che saremmo felici di venirti a trovare!
Lo consigliamo a…
La Grammatica della Sobrietà è innanzitutto per chi sta pensando di intraprendere una qualsiasi avventura che preveda un allontanamento dal cemento delle città per riavvicinarsi alla natura. In generale, lo consigliamo a chiunque chi, come noi, sta lasciando il certo per l’incerto, che sia per via di un viaggio o per la necessità di iniziare un percorso di decrescita economica.
Considerazioni Finali
La Grammatica della Sobrietà di David Lefèvre è un’imperdibile raccolta di informazioni e riflessioni sul rapporto tra uomo e natura, che qui si costruisce attorno al concetto di capanna, l’emblema della precarietà ma anche del rifiuto di una vita sedentaria e alienante.
Ciò che rende unico questo libro è sicuramente il fatto di non essere il prodotto di una conoscenza meramente teorica, bensì dell’esperienza diretta dell’autore che ha per primo lasciato tutto per trovare la gioia in una capanna sulle rive di un lago cileno.
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